Saranno sessanta i titoli presentati quest’anno – quasi tutti in anteprima italiana o mondiale, tra cortometraggi, lungometraggi a soggetto e documentari, provenienti da: Algeria, Bangladesh, Canada, Cina, Filippine, Francia, Germania, Giappone, Egitto, India, Indonesia, Iran, Iraq, Israele, Kazakhstan, Libano, Malesia, Marocco, Nepal, Norvegia, Siria, Taiwan, Tunisia, Turchia , Yemen.
Protagonisti registi, scrittori e personalità del mondo cinematografico e letterario asiatico. Oltre trenta ospiti che proporranno le loro opere, attraverso il linguaggio cinematografico e non solo.
Uno speciale sguardo sul cinema arabo, sette opere, tra documentari e fiction, sulla tumultuosa evoluzione politica e spirituale del mondo arabo. Con la presentazione di Zabana, controverso film algerino di Said Ould Khelifa, candidato al premio Oscar come miglior film straniero.
Particolare rilievo sarà dato alle Filippine, paese cui è dedicata la rassegna Focus 2012 e l’omaggio al regista Raymond Red, una delle figure pioneristiche del moderno cinema alternativo filippino, ospite del festival e protagonista di una retrospettiva comprendente cinque titoli tra lungometraggi e cortometraggi inediti in Italia (Manila Skies; Shadows; The Eternity; The Yawn; Study For The Skies).
Sei i lungometraggi in concorso: l’indiano The Tortoise and Incarnation, di Girish Kasaravalli, film-parabola sui valori gandhiani e sulla loro decadenza nell’India di oggi; l’iraniano Parviz, di Majid Barzegar, la storia di un cinquantenne senza mai un lavoro, improvvisamente buttato fuori da casa sua, nel momento in cui suo padre decide di risposarsi; il cinese Here, Then, scritto e diretto dal giovane Mao Mao, racconta la storia di alcuni ragazzi cinesi, sbandati e disillusi, le cui vite si incrociano per caso tra una piccola città rurale e la capitale, complice il ritrovamento di un cellulare e la rete dei loro desideri sessuali; l’israeliano Yossi, di Eytan Fox, la storia di un uomo che tiene nascosta la sua omosessualità e che vive una vita solitaria a Tel Aviv; il giapponese Our Homeland, della regista Yang Yonghi, che racconta di una giovane coreana nata e cresciuta in Giappone e del suo incontro dopo 25 anni con il fratello, trasferito in Corea del Nord negli anni ’70 sotto il “programma di rimpatrio”; il cinese Beijing Blues, di Gao Qunshu, basato sulla storia vera di un poliziotto in borghese, dotato della straordinaria capacità di scovare i ladri e i truffatori tra le folle delle movimentate strade pechinesi.
Sette i titoli in competizione nella sezione documentari: il libanese Taxi Sana’a, di Hady Zaccak, alla vigilia di un’imprevista rivoluzione, due tassisti e le storie dei personaggi che popolano i loro taxi, sullo sfondo della brulicante capitale yemenita; l’iraniano Reluctant Bachelor, di Mahdi Bagheri, sorta di autobiografia di un trentenne attraverso un film di analisi dei rapporti con i membri della propria famiglia; Hometown Boy, diretto da Yao Hung-I, per capire Taiwan, l’altra Cina, attraverso gli occhi e il pennello di uno dei più noti pittori del paese, Liu Xiaodong; The Turtle’s Rage; l’indiano Fried Fish, Chicken Soup & a Première Show, di Mamta Murthy, viaggio attraverso un secolo per realizzare un ritratto di un film e della sua famiglia, di un cinema e dei cittadini della remota e abbandonata regione di Manipur; quindi, l’indiano Mt. Witness, diretto da Arghya Basu, i racconti di un cantastorie dell’Himalaya orientale, uno degli ultimi grandi maestri Lepcha, che svelano il culto della natura, il Grande Diluvio, la genesi delle tribù, i miti e le leggende di un popolo. Spazio anche al documentario La Tigre e il Tifone, firmato dall’italiano Tommaso D’Elia: varie storie che dipanano in India, dalla vedova dell’uomo mangiato dalla tigre all’insegnante in pensione sopravvissuto al tifone passando per le lotte contadine di Nandigram.
Tutti gli autori dei lungometraggi e dei documentari in concorso saranno ospiti del festival.
Dopo il successo delle scorse edizioni, si rafforza ulteriormente la partnership con l’associazione culturale CortoArteCircuito che quest’anno produce interamente la sezione CROSSING CULTURES, un vero e proprio laboratorio interdisciplinare che vede quattro cineasti Asiatici documentare il lavoro di quattro artisti visivi italiani. In un mondo globalizzato in cui si sta perdendo il senso della propria identità culturale è importante dare la possibilità ad alcuni registi – provenienti da aree geografiche differenti – di realizzare un cortometraggio sul lavoro di artisti italiani, mostrando come culture diverse possano incontrarsi sul terreno comune dell’arte. Questi incontri avranno per protagonisti quattro artisti romani, di nascita o d’adozione: Alberto di Fabio, Alessandro Piangiamore, Alessandro Sarra e Marco Tirelli che lavoreranno con Esmaeel Monsefmarani (Iran), Mamta Murthy (India), Raymond Red (Filippine) e Zhetiruov Zhanabek (Kazakistan).
Non mancheranno ospiti internazionali di spicco che presenteranno le loro opere più recenti e inedite in Italia. Tra questi, si segnala la delegazione di registi provenienti dalle Filippine, guidati da Nick Deocampo, Paul Sta.Ana, Emmanuel Quindo Palo, Lawrence Fajardo, autori dei lungometraggi del Focus ospiti del festival.
Asiatica è anche letteratura, con la sezione Asia di Carta, che rappresenta uno spazio di incontro, in cui la presenza di autori asiatici fa da sfondo a uno scambio di idee, opinioni e impressioni da e sull’Asia. L’ iniziativa, giunta alla quarta edizione, è stata ideata per favorire l’incontro e stimolare la collaborazione tra i soggetti attivi nell’editoria italiana e per accrescere le relazioni tra il pubblico e i flussi culturali asiatici. Il programma di quest’anno mira ad aprire un’importante finestra su due realtà asiatiche che stanno vivendo una fase di grande fermento e grandi contrasti, dal punto di vista politico, economico ma anche, e soprattutto, sociale e culturale: l’India e l’Iran. Due realtà lontane tra loro, ma che rappresentano il crocevia delle dinamiche che stanno trasformando il continente asiatico in questo inizio di ventunesimo secolo.
Martedì 9 ottobre, dopo il documentario Jai Bhim Comrade di Anand Patwardhan, riflesso della discriminazione di casta in India, sarà presentato, moderato dalla giornalista del Manifesto Marina Forti, La città color zafferano. Bombay tra metropoli e mito (Bruno Mondadori, 2012), alla presenza dell’autore, lo storico indiano Gyan Prakash, professore di Storia dell’India a Princeton. Il libro racconta la storia della città di Bombay, ora Mumbai, che ha rappresentato per più di un secolo un modello di “città globale” ante-litteram. Oggi, con i suoi 13 milioni di abitanti, è certamente un esempio degli effetti socio-culturali determinati dalla crescita veloce dei centri urbani in India. Un racconto che si dipana attraverso cultura popolare, cinema, canzoni e miti che ne hanno modellato l’immagine e lo spazio nel corso dell’ultimo secolo. Seguendo il filo rosso delle mitologie, Asia di Carta tratterà di Iran, attraverso la presentazione di Trans-Iran, Cosa Succede a chi s’innamora della Persia? (Infinito Edizioni), di Antonello Sacchetti. Dietro una dittatura soffocante e culla del fondamentalismo islamico, si nasconde un “altro” Iran: quanti pregiudizi e false mitologie si nascondono dietro all’immagine che abbiamo di questo Paese? Albero Negri, inviato speciale del Sole24Ore, che ha seguito negli ultimi vent’anni i principali eventi politici e bellici in Medioriente, Africa, Balcani, Asia centrale racconterà i vari volti dell’Islam.
Prosegue inoltre, in collaborazione con Luce Cinecittà, il progetto Archivio a Oriente, che prevede la realizzazione di cortometraggi dei registi Hady Zaccak, Mao Mao, Arghya Basu sul materiale di repertorio dei loro paesi presente nell’archivio dell’Istituto Luce.