Dioniso, figlio di Zeus e di Semele e nipote di Cadmo, arriva a Tebe dalla Lidia, assumendo sembianze umane. Vuole affermare la propria origine divina, imporsi come dio nella città dove un fulmine ha incenerito sua madre. La sua vendetta inizia con lo spingere tutte le donne di Tebe a trasferirsi sul monte Citerone, per celebrare i suoi riti. Al nuovo culto si adegua il vecchio re Cadmo, vi si oppone, invece, con feroce caparbietà Penteo, il giovane sovrano. Con l’arrivo di Dioniso, tutta la città di Tebe è invasa da un travolgente stato di estasi, di perdita della coscienza, di follia mistica. Le donne di Tebe sono possedute dal dio e perdono la propria identità: nessun corpo resta simile a sé stesso sotto l’effetto dell’estasi dionisiaca. La trasformazione è inevitabile.
Le Baccanti è l’ultima grande tragedia prodotta dal teatro greco, nel momento del tramonto politico di Atene. Euripide, definito da Aristotele “il più tragico dei tragici”, scrisse la sua opera quando ormai era prossimo alla morte.
Al centro del dramma, giustamente considerato uno dei capolavori del teatro di ogni tempo, sta il creatore stesso della tragedia, Dioniso, “il più terribile e il più dolce tra gli dei”. Tragedia enigmatica e disorientante, Le Baccanti è una crudele rappresentazione della fragilità dell’uomo.
Dioniso, il dio del teatro, dell’ambiguità e della parvenza, mette in scena il suo spettacolo, governa i personaggi e gli avvenimenti. Sceglie travestimenti e metamorfosi. È un esperto illusionista, prestigiatore, attore, autore e regista di una rappresentazione in cui niente e nessuno rimane simile a sé stesso. Gli scambi di ruolo sono continui: chi spia sarà visto, chi guida sarà condotto, chi era vittima diventerà carnefice. Al posto dello scenario quotidiano il dio crea a suo piacimento un teatro fantastico, fatto di illusione, di gioco, di smarrimento, di distruzione. Dioniso è uno straniero, è lo straniero dentro di noi. È la nostra ambiguità. Ci mostra le pulsioni feroci e le debolezze dell’animo umano che per Euripide non consentono perdono o assoluzione.
Un allestimento non convenzionale che spazia dai riferimenti alle fiabe classiche, ad allegorie dei nostri giorni e costumi pensati e realizzati in un’ottica di contemporaneità. Uno spettacolo che è una grande festa teatrale e culturale; teatro classico attualizzato, nel rispetto delle tradizioni, ma consentendo una maggiore permeabilità delle diverse culture a confronto, il tutto mostrando un particolare interesse per i nuovi linguaggi e per la ricerca drammaturgica.
E’ possibile richiedere l’allestimento nelle scuole, previo sopralluogo. La compagnia è disponibile al termine della rappresentazione a dibattere con gli studenti (e gli insegnanti) sulla tematica dell’opera proposta e sullo spettacolo appena visto.