Recensione dello spettacolo “Buonanotte, mamma” a cura di Valerio Azzopardi.
Una madre e una figlia, e il loro ultimo dialogo alla fine della vita.
Potrebbe essere questa la trama ridotta all’osso del dramma “Buonanotte, mamma” di Marsha Norman, interpretato dalle due brave attrici Alessandra Ferro e Maurizia Grossi al teatro “Stanze segrete” di Trastevere.
Un teatro minuscolo, speciale: un salotto arredato alla buona con un tavolino e due sedie per gli attori. Intorno, quasi sparso casualmente, una libreria, un pianoforte, qualche mensola e le sedie per gli spettatori. Non esistono una scena o un palco: è il teatro stesso a fare da palco, e gli spettatori sono parte integrante della scena; si ha quasi l’impressione di essere un fantasma, un testimone della vicenda, mentre gli attori ti passano vicino, ignorandoti.
Una madre e una figlia e il loro ultimo dialogo: tragico, intenso, e doppiamente conflittuale:
Conflittuale come ogni rapporto tra madre e figlia.
Conflittuale come ogni addio forzato e improvviso.
Jessie (Maurizia Grossi), e sua madre Thelma(Alessandra Ferro), sono due donne al tramonto della loro vita: entrambe hanno amato, avuto dei figli; entrambe hanno sperimentato il lutto e l’abbandono. Una madre e una figlia che si ritrovano a vivere nuovamente insieme a causa del divorzio della seconda.
Ma in una sera come tante Jessie annuncia alla madre, come se niente fosse, che tempo due ore si ritirerà nella sua stanza e si sparerà in testa.
Non è uno scherzo crudele, ne la follia di un momento: Jessie è risoluta, lucida.
Per la madre il colpo arriva allo stomaco, duro e impossibile da digerire: Come fermare la propria figlia dal compiere il folle gesto, come riportarla alla ragione, come comprendere le sue motivazioni, e come arrivare ad accettare infine, se mai è possibile, la morte della propria bambina?
Tutte le maschere, tutte le finzioni cadranno in quell’ultima fatale ora, al teatro Stanze segrete.
Saranno tante le domande e altrettante le risposte; troveremo lo sconforto di una madre che tenterà ogni mezzo per impedire la morte della figlia, e la lucida e ferma volontà di quest’ultima a fuggire da una vita che ha imparato a disprezzare. Ci saranno rabbia e recriminazioni, ma anche tanto, tanto amore da parte di una figlia che sembra in fondo solo chiedere alla madre di accompagnarla emotivamente in questo suo ultimo viaggio, e tanto amore da parte della madre che non può e non potrà mai e poi mai acconsentire a farlo.